PRISKA
Souvenir de printemps | La Chouette
Che Priska fosse una delle voci più originali del panorama italiano lo avevamo scoperto dal suo album di esordio otto anni fa. Da allora il suo songwriting non ha fatto che migliorare, arrivando a descrizioni perfino letterarie di un universo privato, condiviso a piccole dosi con tutti noi.
La sua voce di ambra e velluto, bassa e inconfondibile, racconta anche in questo nuovo album storie di confini iperbolici e di interni polverosi.
Sorprende un po’ la scelta di abiti pop per quest’animo lunare e poetico, un po’ come se Leopardi volesse a tutti i costi scrivere racconti comici. Ma proprio questo contrasto tra una leggerezza di arrangiamenti e la malinconica introspezione delle canzoni affascina come un sorriso forzato sul viso triste di una bambina.
Forse un produttore illuminato potrebbe accendere i riflettori su questo straordinario talento o forse no, forse saturerebbe qualche colore o renderebbe ancora più diafana una chitarra rovinando tutto.
La traccia che illumina più di altre questo terzo album è senza dubbio Le Nouvel An, dove Priska riesce a incarnare l’avatar più riuscito del lato oscuro sé stessa, perché essere un’artista talvolta è un fardello pesante, una responsabilità sociale come il seguire la propria essenza.
Priska non è per tutti, ma se riuscite a entrare nel guscio, se i fondali vi attraggono allora legatevi stretti all’albero maestro e lasciate cantare le sirene.
Massimo Marchini